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Sulla via della seta

Sulla via della seta
Dicembre 2016 silvina

Dopo aver approfondito la produzione di cashmere, baby cashmere e vicuña nell’articolo di giugno (qui), il nostro viaggio alla scoperta dei tessuti più pregiati fa tappa a Como, da sempre la capitale italiana della seta, nota a livello internazionale per la sua industria tessile di elevata qualità e sede del Museo didattico della Seta (istituito nel 1990), celebre in tutto il mondo e visitato da migliaia di addetti ai lavori e curiosi provenienti da ogni dove.

Bandiere all’ingresso del Museo didattico della Seta di Como

Fin dall’antichità, la seta era uno dei tessuti più pregiati e apprezzati: destinazione finale della via della seta era Roma, che importava il prezioso materiale senza per altro sapere con precisione quale ne fosse l’origine (se animale o vegetale) e da dove provenisse. Un percorso di circa 8.000 km costituito da itinerari terrestri, marittimi e fluviali che si snodavano dalla Cina alla capitale dell’impero romano, lungo il quale viaggiarono, oltre al prezioso tessuto, grandi idee e religioni.

 

 

 

Ingresso del Museo didattico della Seta di Como

Senza compiere peripli e circumnavigazioni, al Museo di Como (su una superficie espositiva di circa 1.000 mq) è possibile avventurarsi alla scoperta del ciclo completo di lavorazione di questo tessuto, dall’allevamento del baco alla nobilitazione attraverso torcitura, tessitura, tintoria e stampa, interamente documentato grazie a un ricchissimo patrimonio di attrezzature, macchine e strumenti ancora funzionanti in uso tra metà Ottocento e metà Novecento, e a oggetti, documenti e testimonianze fotografiche che offrono – caso pressoché unico al mondo – anche la documentazione storica dello sviluppo economico, sociale e urbano della città, fortemente influenzato dall’industria tessile.

 

Pannello di Federico Mantero

 

 

All’ingresso, accoglie i visitatori questo bellissimo pannello realizzato da Federico Mantero con i componenti delle varie macchine per la lavorazione della seta: navetteaste per fusispole… a significare l’importanza della tecnica e delle macchine in un processo produttivo che ha origini contadine.

 

 

 

 

Stampa antica raffigurante il Bombyx mori

Fino agli anni Cinquanta, in migliaia di case della pianura e delle colline lombarde, in una stanza dedicata tenuta a temperatura costante e ben arieggiata, si allevava, infatti, il baco da seta (Bombyx mori, bombice del gelso), che al museo è possibile vedere dal vivo nelle varie fasi di crescita. Molto esigente in termini alimentari (si ciba unicamente di foglie di gelso sempre fresche), questo piccolo animale lungo circa un millimetro, in un mese moltiplica il suo peso di circa diecimila volte, arrivando a misurare 8-9 cm.

 

 

Come spesso accade per i prodotti vanto del Made in Italy, anche la produzione serica di Como affonda le radici nell’artigianato e nella civiltà contadina che, tra le altre cose, ha introdotto nella nostra bellissima lingua tanti modi di dire di cui non ricordiamo nemmeno più le origini. Dopo la visita a questo museo unico al mondo, scoprirete, invece, da dove derivano le espressioni “dormire della quarta” o “dormire della grossa”: nel corso della sua vita, spesa quasi interamente a dormire, il baco subisce infatti quattro mute. La quarta “dormita”, come viene chiamata in gergo, è la più lunga e per questo definita “la grossa”.

 

Prodotti in vendita al negozio del Museo

 

 

Sara Radaelli

Sito del Museo Didattico della Seta 

Foto scattate dall’autrice dell’articolo o tratte dal sito del museo.

 

 

 

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